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disegni architettonici
MOLE 2023
Anno 2023 – 70x70 cm – China su carta
A 21 anni dal mio primo disegno della Mole (2002), il più apprezzato tra i tanti che ho eseguito, mi è venuta voglia di affrontare di nuovo il soggetto.
Questa volta dal basso, con una veduta da sottoterra che mostra in primo piano gli apparati di fondazione profonda e gli spettacolari piani bassi dell’edificio, con le loro volte in mattoni continue: ambienti che, con la loro selva di colonne, a me ricordano le cripte delle grandi cattedrali romaniche.
Anche questa volta ho rappresentato l’edificio costruito da Antonelli, privo cioè degli interventi di consolidamento del XX° Secolo i quali, per la certo necessaria stabilità, hanno occultato in buona parte gli originali ed eleganti artifici di Antonelli che di fatto non sono quasi più leggibili ai vari piani della costruzione.TORINO-X Visioni di una Torino In-Possibile
Tavola V – LE TORRIAnno 2023 – 70x70 cm – China su carta
E’ la quinta di una serie di Tavole dedicate a Torino che rappresentano la Città o edifici realmente esistenti, ma con una reinterpretazione più o meno ampia da parte dell’Autore.
Questo quinto disegno raffigura una veduta dal basso della Mole Antonelliana le cui reali fondazioni a pozzo sono state sostituite da un complesso di arcate e murature di aspetto Romano, come se fosse stata edificata su un precedente ed antico edificio sfruttandone il basamento ipogeo.
Al contorno sorgono edifici di fantasia, tutti slanciati in altezza, la cui scansione temporale è di circa ogni 200 anni rispetto alla metà dell’Ottocento, epoca della Mole:
- una cattedrale francese del 1250 con successive aggiunte (un campanile è ispirato a Chartres, l’altro alla guglia di Friburgo in Brisgovia);
- un Municipio/Hotel-Dieu Borgognone del 1450;
- una pagoda giapponese con Torj di accesso del 1650;
- un futuristico grattacielo del 2050.
Il tutto liberamente mescolato.TORINO-X Visioni di una Torino In-Possibile
Tavola IV – ASSEDIOAnno 2022 – 70x70 cm – China su carta
E’ la quarta di una serie di Tavole dedicate a Torino che rappresentano la Città o edifici realmente esistenti, ma con una reinterpretazione più o meno ampia da parte dell’Autore.
Questo quarto disegno raffigura una veduta a volo di uccello da est verso le montagne della Città con la sua cinta bastionata all’inizio del XVIII secolo (desunta per la sua effettiva consistenza dal Theatrum Sabaudiae). La variante rispetto al reale è il mare che cinge la cosiddetta “mandorla” di fortificazioni. L’assedio in atto è pertanto tramutato in un assedio navale anziché di terra, come realmente avvenuto nell’Anno 1706.TORINO-X Visioni di una Torino In-Possibile
Tavola III – Le Chateau de Madame Royale Christine de FranceAnno 2022 – 70x70 cm – China su carta
E’ la terza di una serie di Tavole dedicate a Torino che rappresentano la Città o edifici realmente esistenti,
ma con una reinterpretazione più o meno ampia da parte dell’Autore.
Questo terzo disegno raffigura il Castello del Valentino voluto da Cristina di Francia, con l’esedra sul lato verso l’attuale corso Marconi, visto in direzione da est ad ovest con le montagne sullo sfondo. Fedele alla presunta consistenza dell’edificio nel XVII° Secolo, la ricostruzione presenta invece due canali irrigui di fantasia, paralleli tra loro, a nord e sud del Castello, che lo separano dal parco/foresta in cui il contesto è immerso. Sul fronte orientale un inventato grande bastione militare circondato dall’acqua, e presso cui è ormeggiata una imbarcazione mercantile dell’epoca, ospita all’imbrunire una festa, raggiunta dagli ospiti con ponticelli e gondole...TORINO-X Visioni di una Torino In-Possibile
Tavola II – Valentinum
Veduta del Borgo Medievale con il mareAnno 2021 – 70x70 cm – China su carta
E’ la seconda di una serie di Tavole dedicate a Torino che rappresentano la Città, o edifici realmente esistenti, ma con una reinterpretazione più o meno ampia da parte dell’autore.
Questo secondo disegno raffigura fedelmente buona parte del Borgo Medievale nel Parco del Valentino: sono reinterpretati l’edificio che ospitava il ristorante San Giorgio e la torre rotonda a destra di quella di ingresso con il ponte levatoio; invece il mare, il porticciolo, l’isolotto con il Crocefisso, il ponte e tutto quanto oltre di esso sono totalmente inventati.TORINO-X Visioni di una Torino In-Possibile
Tavola I – Il Ponte dei Giganti
Veduta della Città con la Gran Madre di Dio,
il Ponte dei Giganti e piazza Vittorio in primo pianoAnno 2021 – 70x70 cm – China su carta
E’ la prima di una serie di Tavole dedicate a Torino che rappresentano la Città, o edifici realmente esistenti, ma con una reinterpretazione più o meno ampia da parte dell’autore.
Questo primo disegno raffigura fedelmente la Città oltre il Po, verso le montagne; il fiume stesso è invece sprofondato in un grande canyon le cui pareti rocciose sono state scolpite con gigantesche figure umane e animali; anche il ponte che collega le due sponde, sorretto da enormi Telamoni, è immaginario; a sud della Piazza della Gran Madre di Dio un affluente del fiume delimita l’omonimo quartiere e lo separa da un rilievo montuoso ai cui piedi sorge una fortezza a picco sul canyon.
Basilica di Superga
2016 disegno a china su carta 70x70cm
Estate 1706 : l’esercito francese assedia Torino con un esercito di 60.000 uomini . Narra la leggenda che il 2 settembre il Duca di Savoia salga sul colle di Soperga, ben alto sopra la sua capitale, per meglio osservare lo scacchiere dell’imminente scontro e che vi faccia voto alla madonna di erigere lì una grande chiesa in caso di vittoria. Il 7 settembre le sue truppe, alleate con quelle di rinforzo del cugino austriaco Principe Eugenio, vincono quella che passa alla storia come la battaglia di Torino e tra il 1716, anno in cui iniziano i movimenti terra (la posa della prima pietra è nel 1717) ed il 1731 il grosso dei lavori dell’attuale basilica è completato.
Il disegno rappresenta una veduta quasi verticale di questa grandissima costruzione che domina tutta la pianura sottostante per decine di chilometri, fino allo straordinario scenario dell’arco alpino piemontese; ed è a sua volta ben visibile dal Canavese, dal Monferrato Astigiano, dagli sbocchi delle vallate torinesi sulla pianura, consentendo all’osservatore di ubicare la posizione del capoluogo regionale anche da grande distanza.
Il disegno è stato eseguito a matita su carta e poi ripassato a china sul medesimo supporto. Questa tecnica presenta il vantaggio che evita all’esecutore di dover lavorare con un foglio grigiastro di carta lucido sovrapposto su quello a matita, eliminando i problemi di continuo scostamento tra i due supporti e soprattutto dando l’immediata sensazione di come stia procedendo il lavoro, di fatto definitivo nella sua versione ed in tutto simile alle future copie su carta (mentre nell’altro caso è necessario attendere la tiratura su carta per avere la percezione dell’effettivo contrasto dei bianchi e dei neri).
Viceversa ha lo svantaggio che sono da evitare in maniera più assoluta errori (dato che cancellare con lametta su carta è ben più complicato che farlo su lucido) e che a lavoro finito non si possiede più la copia a matita, cancellata pezzo per pezzo dall’avanzare del lavoro a china.Palazzo Madama
2011 china su lucido 70x100cm
L'edificio più rappresentativo per la storia della Città in quanto con le sue strutture costruite, integrate e modificate lungo venti secoli ne testimonia per intero le vicende, dalla fondazione romana ai giorni nostri.
Proprio per il carattere composito del suo aspetto si è ritenuta indispensabile una doppia veduta, in quanto la vista da nord ovest che propone la famosissima facciata barocca juvariana in primo piano tendeva a non rendere il giusto merito all'aspetto di castello medievale, che appare in tutta la sua imponenza invece nella vista diametralmente opposta, da sud est.
Entrambe le vedute presentano ampi scorci delle sale interne, raffigurate nella attuale ambientazione museale, altresì comprensiva della sistemazione ad hortus medievale della zona del fossato di recentissima inaugurazione (anno 2011).
I due tondi sovrapposti sono legati tra loro ed incorniciati da una fascia di "miniature" che rappresentano sia particolari scultorei e decorativi dell'edificio che opere o brani di esse appartenenti alle collezioni del Museo Civico; anche in questo elemento della tavola si è cercato di spaziare sull'intero arco temporale che l'edificio ed il Museo si propongono di testimoniare.
La Torre di Aymone a Lanzo (Torino)
1999 china su lucido 60x60cm
Aymone di Challant, della nota e importante famiglia nobile Valdostana, è Castellano di Lanzo a metà del XIV secolo.
I lavori di restauro che egli intraprende sulle strutture di epoca romanica del Borgo sono oggi maggiormente visibili sulla Torre-porta qui raffigurata.
Il disegno rappresenta una ipotetica ricostruzione, ambientata nel XV° secolo, che è basata in parte sulla reale osservazione della attuale consistenza degli edifici e delle loro strutture, in parte inventata, sulla scorta di analoghe soluzioni adottate in contesti simili giunti integri sino ai nostri giorni.La Cappella della Sindone a Torino
2008 china su lucido 63x63cm
Capolavoro Guariniano che contende alla Real chiesa di San Lorenzo di piazza Castello, sempre in Torino ed opera del medesimo architetto, la palma del più ardito.
Il disegno raffigura il complesso monumentale costituito dal Duomo e dall’adiacente Palazzo Reale, uniti tra di loro proprio dalla cappella destinata ad ospitare la più grande reliquia della cristianità, nell’evidente intento di sancire la sacralità del potere temporale.
La veduta è orientata di 45 gradi rispetto alla croce della chiesa e corrisponde grosso modo alla reale percezione che se ne potrebbe avere dall’adiacente campanile se si fosse dotati di vista a raggi x.
In primo piano è il transetto (con altare e presbiterio) sormontato dalla elegante cupola rinascimentale, che tuttavia appare piccola cosa al confronto della retrostante enorme opera seicentesca, che campeggia al centro della tavola: spaccata per un terzo della circonferenza, essa lascia vedere uno degli scaloni d’accesso, l’altare con la teca per la Sindone, le murature di base e la loro strutturazione impostata sul numero 3 ed i suoi multipli, il tamburo e la fuga terminale di archi sempre più piccoli fino al cupolino ed alla soprastante guglia.
In secondo piano il severo cortile del Palazzo reale e la manica principale dello stesso edificio, e sullo sfondo uno scorcio della Piazza Castello.
Pur essendo dal punto di vista strutturale altrettanto straordinaria della cupola di San Lorenzo (per originalità, arditezza e intelligenza costruttiva), la Cappella della Sindone risulta essere nel complesso di volumetria più semplice e quindi meno defatigante dal punto di vista della rappresentazione, non essendo di fatto quasi percepibili alla scala del disegno gli infiniti ed elaborati dettagli costruttivi che lo caratterizzano (ad esempio il complicato susseguirsi degli archi sfalsati tra di loro ad ogni piano, che costituiscono la parte centrale a cono della struttura).
Il disegno della cupola è basato interamente sulla documentazione d’archivio, dato che per l’intero periodo di esecuzione nessun locale era accessibile perché tutto ancora sigillato in conseguenza delle indagini conseguenti al devastante incendio del 1997.
Un ringraziamento particolare va al Parroco Don Giancarlo Garbiglia per la disponibilità offerta.La Sacra di San Michele
2002 china su lucido 70x100cm
Spettacolare edificio straordinario per la sua posizione, a corona di una cima molto scoscesa a ridosso della pianura.
Ben documentato da numerose pubblicazioni (al riguardo del materiale informativo da reperire) e di strutturazione non particolarmente complessa (volumi regolari e squadrati, un numero non eccessivo di volte ed archi, per di più impostati in serie parallele) l’edificio ha dato la maggior difficoltà di rappresentazione nell’individuazione di una veduta che rendesse il giusto merito appunto alla sua eccezionale collocazione in cima al monte Pirchiriano, a dominio sia della pianura verso Torino che del largo imbocco della Val Susa.
La resa di questa caratteristica è stata delegata quasi per intero all’effetto di contrasto tra la mole piuttosto scura dell’Abbazia in primo piano ed il chiaro sfumato del paesaggio vallivo dello sfondo, poco definito quasi come fosse scolorito dalla foschia. L’autore si augura di essere riuscito nel tentativo. Ad ogni buon conto, per maggior chiarezza, è stata aggiunta in un tondo la veduta dal basso della montagna dove l’abbazia risalta alta sulla cima.La chiesa di Saint Etienne du mont a Parigi
2000 china su lucido 42x55cm
Opera eseguita per il periodico Bell’Europa (Giorgio Mondadori Editore) , che l’ha pubblicata nel relativo articolo nell’anno 2000.
E’ stato uno dei pochi casi in cui la committenza, per motivazioni editoriali, ha imposto una soluzione compositiva preferendo una veduta assiale dell’edificio “scoperchiato” e con la originalissima facciata gotico - rinascimentale in primo piano ad una vista laterale che trasmetteva di più l’immagine dell’edificio medievale.
E’ stata altresì in assoluto l’opera eseguita nel minor tempo (tre settimane), sempre per motivi editoriali.
Il materiale (fotografie, planimetrie e prospetti) è stato integralmente fornito dall’Editore.
La tavola qui esposta, che riunisce tre differenti disegni (la veduta principale di cui sopra, un prospetto ridotto ma complessivo della facciata ed un particolare dello straordinario jubé al transetto della chiesa), contornati da una lieve cornice, è in realtà una ricomposizione di quanto è stato pubblicato su pagine differenti della rivista.
In merito ai particolari tecnici del disegno è da sottolineare una forte correzione prospettica per ridimensionare la parte terminale del campanile, che sarebbe altrimenti risultata gigantesca in primo piano.
Si è altresì provveduto a diradare moltissimo il segno a china, generalmente molto più fitto, a causa della fortissima riduzione del disegno stampato (formato rivista) rispetto all’originale, per evitare che le righe si impastassero.
Ne risulta un’immagine nel complesso molto più chiara e leggera del consueto.
Ringrazio Elena Magni di Bell’Europa per la fiducia accordatami.Centro storico di Moncalieri (Torino)
2001 china su lucido 70x100cm
Opera eseguita per conto del Comune che ha dato carta bianca sull’esecuzione del disegno, le cui riproduzioni sono state utilizzate come omaggio offerto ai propri ospiti nell’ambito di varie cerimonie.
Per il disegno è stato scelto un punto di vista molto alto, ubicato sulla punta della Città vecchia, la porta Navina, sita in prossimità del Po, su un’ansa del quale l’abitato era stato costruito sia per motivi difensivi che di vicinanza alle grandi vie comunicazione.
Ne risulta una prospettiva molto “tirata” che offre una veduta quasi zenitale degli edifici più vicini (in basso nel disegno) ed anche molto incurvata all’approssimarsi dell’orizzonte in alto (il quadrato del castello è molto distorto).
La veduta consente una chiara percezione della forma dell’abitato, costruito sul crinale della collina, con il castello alle spalle e digradante, lungo l’asse principale di via San Martino, verso il fiume la cui evidente traccia è leggibile nei viali di circonvallazione attuali.
Sullo sfondo domina il versante meridionale della collina torinese, che nel territorio di Moncalieri presenta le vallate di miglior esposizione al sole.
Come le antiche stampe di rappresentazione delle Città, il disegno è corredato di legenda esplicativa che abbina lettere e numeri ai principali monumenti e luoghi notevoli. Completano il disegno lo stemma Comunale ed una breve riassunto dei principali sviluppi urbani. Ringrazio il Sindaco Carlo Novarino per la commissione del disegno.La Mole Antonelliana
2002 china su lucido 50x100cm
Eseguita con il supporto tecnico (piante, sezioni, fotografie) del completissimo rilievo architettonico contenuto nel libro dall’Arch. Rosso, altresì esaustivo per la storia della costruzione dell’edificio. Maturata la scelta di eseguire una veduta dall’alto (e non dal basso cioè in pratica da sottoterra) quasi verticale rispetto all’edificio, si è dovuto ricorrere ad un forte adattamento della prospettiva perché in tali condizioni la guglia dell’edificio apparirebbe all’occhio grande più della base della costruzione, in quanto vicinissima all’osservatore.
L’edificio, visto lungo la diagonale ovest/est del quadrato di base, è stato raffigurato come fosse all’epoca immediatamente successiva all’ultimazione, cioè nei primi del ‘900 e quindi prima dei consolidamenti e ricostruzioni conseguenti al crollo del 1953 causato dal fulmine. Tutta la guglia è pertanto ancora rappresentata con l’originaria struttura a colonne e pilastri in mattoni e pietra; in cima c’è il Genio alato, poi sostituito dalla stella; non sono neanche presenti i massicci rinforzi in cemento armato della grande aula voltata né gli interventi messi in atto per la trasformazione dell’edificio a sede del Museo Nazionale del Cinema. Anche i fabbricati al contorno della Mole sono quelli coevi: per quelli che sono successivamente stati sostituiti da altri più recenti si è proceduto per ricostruzione congetturale. Anche il retrostante quartiere di Vanchiglia, di cui si nota la chiesa parrocchiale di Santa Giulia in stile neo gotico, appare ancora in ampia parte da edificare e delimitato verso la campagna da un largo viale (l’attuale corso Regina Margherita) ritmato da piccoli alberelli e costituente confine con la campagna aperta.
Il disegno centrale è integrato ai lati da un prospetto/sezione dell’intero edificio in scala ridotta e da alcune righe di testo, dedicate alla storia della Mole ed alla biografia del suo tenace ed estroso ideatore, Alessandro Antonelli.La Cattedrale di Chartres
2006 china su lucido 50x100cm
E’ stato eseguito per desiderio dell’Autore di cimentarsi con uno dei soggetti da lui ritenuti ai vertici dell’Arte di tutti i tempi: tra le tante Cattedrali francesi del XIII e XIV secolo la scelta è ricaduta su Chartres ma è stata una difficile decisione tra le altre coeve cattedrali di Francia (Amiens, Bourges, Parigi, Reims, Laon...).
Trattandosi di un soggetto di una località estera è stato il disegno che per motivi logistici (poco tempo per reperire documentazione, pochi contatti sul posto) è stato eseguito più di tutti gli altri in grande carenza di materiale..
Si è sopperito con tante fotografie e con una buona dose di congetture.
Su internet si trova infatti una gran quantità di materiale ma molto generico e, ai fini del disegno, poco utile e spesso ripetitivo: sempre le stesse foto, o dallo stesso punto di vista, sempre le stesse planimetrie, prive di scala metrica, nessuna documentazione di dettaglio o al limite di parti che guarda caso non sono mai quelle che interessano etc.
A ciò si aggiunga l’enorme dimensione dell’edificio, cosa che si porta dietro un elevatissimo numero di dettagli sempre diversi: il gotico dell’epoca “eroica” delle Cattedrali è ricco di decorazioni continuamente variate, per fortuna dell’Autore non sempre percepibili alla scala della rappresentazione.
Alla visione diagonale con la facciata in primo piano è stata preferita la visione diagonale opposta, in modo che fosse visibile la meravigliosa raggiera delle absidi.
Il punto di osservazione è altissimo, quasi sopra l’edificio, il che nell’intenzione dell’Autore dovrebbe conferire al disegno un effetto come di vertigine dovuta alla forte distorsione prospettica.
A contorno del soggetto principale sono rappresentati gli edifici attuali; la cornice del disegno è decorata con estratti della decorazione vegetale, zoomorfa, o fantastica presente sulla Cattedrale, che inquadrano anche il cartiglio che riassume brevemente la storia della costruzione della chiesa.
Nella bocca di un gargoyle è raffigurato anche il celebre labirinto circolare presente sul pavimento della navata centrale, simbolo della faticosa ricerca di Dio.Il Castello di Agliè (Torino)
2002 china su lucido 100x70cm
Opera eseguita per conto del Comune che ha dato carta bianca sull’esecuzione del disegno, le cui riproduzioni sono state utilizzate come omaggio offerto ai propri ospiti nell’ambito di varie cerimonie.
Data la grandissima dimensione delle fabbriche il disegno è una via di mezzo tra lo spaccato prospettico di un edificio e la veduta di un paesaggio, in quanto si è ritenuto fondamentale sottolineare l’aspetto di globale trasformazione del territorio che gli interventi dei secoli XVII e XVIII hanno apportato ai preesistenti castello e borgo.
La vista è molto alta al di sopra del paese e consente di percepire le disposizioni delle varie ali, i relativi dislivelli, la distribuzione dei giardini intorno con le vasche e le fontane; in basso a destra si vede anche il vecchio mulino che all’epoca di esecuzione del disegno aveva ancora buona parte dell’apparecchiatura meccanica integra, parte in ferro e parte in legno.
I tagli di tetti e murature (in scala minuta) si limitano al salone del Castello, ad alcuni terrazzamenti (in maniera da far intendere la notevole dimensione di rampe e gallerie ipogee), al Belvedere verso sud ed alla parrocchiale, scenograficamente contrapposta alla facciata principale attraverso la piazza monumentale.
Nei cartigli di contorno si è ricavato lo spazio: per una breve storia del paese; per le sue altre notevoli opere architettoniche (la chiesa della Madonna delle Grazie e quella, straordinaria, di Santa Marta, vero piccolo gioiello del barocco europeo); per la veduta della facciata est del Castello, molto nota e non visibile nel disegno principale; nonché per uno scorcio di Villa il Meleto, residenza di Guido Gozzano.
Ringrazio il Sindaco Walter Aquadro per la commissione del disegno e l’Architetto Franco Paglia per il supporto logistico.La Chiesa di San Lorenzo in Torino
2000 china su lucido 90x90cm
Decisamente un edificio dalla complessa rappresentazione, forse il più difficile da disegnare in assoluto per l’elevatissimo numero di archi e cupole che vanno a chiudere e voltare spazi circolari, ellittici ed “a fagiolo” intersecandosi tra di loro in un intreccio tanto fantastico quanto arduo da riprodurre in maniera chiara e comprensibile. La stima dell’autore per l’ideatore Guarini ha raggiunto i livelli più alti: per il coraggio dimostrato nel mettere in atto soluzioni assolutamente originali e per l’abilità di conduzione di un cantiere in cui nulla si suppone debba essere stato “normale” neanche per l’epoca.
L’edificio, ambientato ai giorni nostri, è visto lungo la diagonale ovest-est ed ha per sfondo la piazzetta Reale e parte della piazza Castello. Si vede anche il bellissimo e coraggioso campanile (sostanzialmente una mega colonna dorica con scanalature) poco noto perché osservabile solamente dal cortile interno all’isolato. Nel disegno trovano posto due riquadri che raffigurano la veduta dalla piazza, in cui si nota l’assenza di una vera e propria facciata che si inchina all’impaginazione uniforme a finestre regolari, e la planimetria dell’edificio estratta dal trattato di Architettura Civile di Guarini pubblicato postumo ad opera dell’Architetto Bernardo Antonio Vittone.
Ritagliati nella cornice ci sono due brevi testi sulla storia dell’edificio e del suo ideatore.
Tre piccole immagini sono dedicate infine: 1- alla statua equestre del Duca di Savoia Emanuele Filiberto (il famoso Caval d’brons), che volle l’edificazione di una chiesa intitolata a San Lorenzo in quel sito; 2 - ad un ritratto del Duca di Savoia Carlo Emanuele II che di fatto ne pagò l’edificazione; 3 - ad un ritratto di Guarino Guarini, sempre proveniente dal suo trattato.La Chiesa della Motta a Cumiana (Torino)
2003 china su lucido 60x60cm
Opera eseguita su commissione di una associazione locale (Cumiana ci piace così) con la quale si è concordato di estendere il disegno originariamente desiderato, incentrato sulla parrocchiale, anche all’antistante oratorio della Confraternita dei Santi Rocco e Sebastiano: i due edifici infatti costituiscono un unico complesso architettonico avente nella piazzetta il luogo ideale di fruizione.
Individuata come maggiormente esaustiva una vista in diagonale rispetto all’asse di simmetria delle due chiese, si è data priorità alla più grande Parrocchiale.
Alla veduta della facciata da sud ovest verso nord est (la medesima che si ha dalla scalinata di arrivo alla piazza) si è preferita quella da nord ovest verso sud est: in tal modo il campanile è risultato in posizione più centrale rispetto al disegno.
Si sono così evitate le forti distorsioni ottiche che in questo sistema di rappresentazione prospettica tendono a subire gli elementi molto sviluppati in altezza soprattutto se posizionati agli estremi del disegno.
Si è inoltre deciso di soprelevare l’occhio dell’osservatore, posizionato all’incirca all’altezza della cipolla del campanile, per consentire lo scorcio dell’interno dei due edifici attraverso gli squarci operati nei tetti e nelle superfici murarie.
Lo sguardo può così spaziare fino all’orizzonte. Impostato il punto di osservazione, si è poi trattato di reperire la documentazione degli edifici e del contesto territoriale necessaria ad una rappresentazione fedele e adeguata alla dimensione definitiva del disegno.
Planimetrie, prospetti, e sezioni sono state gentilmente procurate dall'ingegner Vittorio Grometto.
Tale materiale è risultato più esaustivo per la Confraternita che per la Parrocchiale, della quale pare non esistere un rilievo architettonico.
Fondamentale per l’esecuzione del disegno è stata come al solito sia la documentazione fotografica (esistente o realizzata per l’occasione) sia l’osservazione diretta delle strutture dei locali interni e dei sottotetti, che è stata possibile grazie all’estrema gentilezza di don Flavio.
A questo proposito ricordo emozionante oltre che utilissima, come complemento del materiale cartografico a disposizione, la visita della cella campanaria per la rappresentazione del paesaggio circostante.Il forte del Pastiss a Torino
2001 china su lucido 60x40cm
Disegno eseguito per l'Associazione Amici del Museo di Pietro Micca.
Si tratta di un edificio costruito già sul finire del XVI secolo a perfezionamento del sistema fortificato della Città, e poi interrato nel corso del XIX secolo in conseguenza dell'espansione dell'edificato urbano.
Ubicato al di sotto di corso Matteotti angolo via Pacini, è tutt'ora in fase di scavo da parte dei committenti dell'opera, volontari che dedicano i lunedì sera allo svuotamento del fortilizio dalle macerie con cui era stato ostruito.
E' pertanto rappresentata una ricostruzione ipotetica dello stesso, minuziosamente verificata dal Generale Guido Amoretti, allora Presidente dell'Associazione, che ne ha curato i particolari sulla base dei dati reali effettivamente disponibili, della documentazione archivistica e della profonda conoscenza dell'arte della guerra in tutte le epoche ed in particolare in quella dell'Assedio di Torino (secoli XVII e XVIII).Veduta di Torino
2005 china su lucido 50x100cm
Il disegno riproduce la Città all’epoca dell’esecuzione del disegno (anno 2005 - eccezion fatta per il traffico veicolare, negato dall’Autore in quanto ritenuto per ogni aspetto deleterio) dando principale risalto al complesso monumentale costituito da piazza Vittorio Veneto e piazza Gran Madre di Dio, collegate tra loro dal ponte napoleonico che attraversa il Po.
E’ stata messa in opera una prospettiva fortemente curvata e per di più inclinata sull’orizzonte come se la veduta fosse stata colta da un velivolo in virata.
La maglia a scacchiera usata in sovrapposizione alla mappa della Città per la rappresentazione è stata lasciata completamente in vista sulla destra del disegno dove la schiera degli edifici raffigurati viene limitata all’incrocio tra corso San Maurizio ed il Lungo Po.
Sullo sfondo dominano le Alpi, nel loro reale apparire; da sinistra a destra tra le altre si notano: il Rocciavrè, l’Orsiera (Val Sangone), il Pirchiriano con la Sacra di San Michele, la Rocca ed i Denti d’Ambin, il Rocciamelone (Valle di Susa), il Monte Lera, la Croce Rossa, la Punta d’Arnas e la Torre d’Ovarda, dietro la quale fa capolino l’Uja di Bessanese (Valli di Lanzo).
A sinistra l’unico inserto del disegno è costituito dalla bussola, ad indicare il nord geografico in maniera approssimativa (dato il tipo di rappresentazione privo della precisione necessaria invece in ambito cartografico).Casa Camusso Caselli a Torino
2018 – Disegno a china su carta – 70 x 70 cm
L’edificio viene costruito tra il 1889 ed il 1891 come macchina da “reddito” cioè come investimento immobiliare, destinato a magazzini, botteghe ed abitazioni.
Ne era in parte proprietario il progettista medesimo, l’Architetto Crescentino Caselli, fedele discepolo di Alessandro Antonelli.
Di quest’ultimo in effetti ritroviamo la ricerca dello sfruttamento estremo delle capacità di resistenza dei materiali, la corrispondenza tra gli elementi architettonici formali e la loro effettiva funzionalità (colonne ed archi sono realmente portanti e non mere decorazioni), un maniacale studio dei dettagli che non lasciavano spazio al “genio” esecutivo dei costruttori.
Tra i primi edifici ad essere costruiti in questa parte di Città, all’epoca in espansione, allora come oggi partecipa a determinarne il carattere di ricchezza ed eleganza.
Il disegno è stato eseguito per conto di uno Studio di Avvocati che vi hanno realizzato i locali di lavoro.