Alessandro Capra: Illustratore

Come vengono eseguiti i disegni

Individuato il soggetto da realizzare, scelto perché ritenuto interessante e commercialmente valido dall'autore o su richiesta di un committente, il lavoro preparatorio consiste da un lato nella ricerca della documentazione relativa, e dall'altro nello studio della veduta più adatta.

La ricerca della documentazione

Nella maggior parte dei casi comprende un corposo servizio fotografico fatto ad hoc, in maniera da aver a disposizione più dettagli possibile al tavolo di lavoro; fondamentale per la rifinitura del disegno, esso di solito è meno utile per la stesura dello schema generale, dato che le fotografie degli edifici sono sempre fortemente scorciate, a meno di amplissime zone antistanti.

Alle fotografie si affianca la ricerca di carte topografiche, se possibile carte tecniche di dettaglio, che consentono l'inquadramento dell'edificio nel suo intorno e ne individuano le proporzioni generali.

Nei casi più fortunati, e se si tratta di edifici, si riescono a reperire planimetrie, sezioni e prospetti dei medesimi, sempre molto utili ma importantissimi quando non si riesca a reperire altra documentazione o l'edificio non sia parzialmente o totalmente accessibile o sia così vasto da comportare una faticosa verifica fatta apposta.

In caso di disegni di grandi edifici o di vedute di brani di città o borghi ogni tanto si ha la buona sorte di trovare vedute aeree che possono semplificare il lavoro.

La scelta della veduta

A seconda del soggetto e della sua forma (compatta od allungata) viene studiato sia l'orientamento (vista da sud piuttosto che da nord etc.) sia l'altezza dell'occhio dell'osservatore.

Queste due variabili determinano l'ampiezza della veduta, la quantità di "oggetti" contenuti nel disegno (gli altri edifici al contorno, la presenza o meno di un paesaggio circostante) ed anche la correzione ottica che sarà necessario operare rispetto alla prospettiva teorica.

Il nostro occhio infatti nella realtà percepisce solo piccole parti di orizzonte per volta, mentre il disegno ha la "presunzione" di voler rappresentare contemporaneamente un campo molto più vasto; per fare questo senza che l'occhio percepisca fastidio è necessario innanzitutto ricorrere a quella tecnica nota appunto come prospettiva ed in alcuni casi adottare ulteriori accorgimenti (ad esempio si incurvano le linee più lontane dal centro prospettico) da valutare volta per volta e che possono dare anche effetti vertiginosi a seconda di quanto è ardita la veduta.

Quella prospettica è una tecnica potente ed efficace ma va eseguita accuratamente: anche un occhio poco allenato ne percepisce immediatamente un errore.

La scelta della veduta tiene ovviamente anche conto dell'aspetto o parte dell'edificio che si vuole privilegiare (o di una zona di una Città in caso di panoramiche) e degli ambienti del medesimo (saloni, scaloni, cortili etc.) che si vogliono mettere in mostra mediante i tagli delle facciate esterne che consentono altresì di evidenziare le caratteristiche strutturali della costruzione (presenza di archi, volte, soffitti lignei, spessori dei muri...).

Questo è altresì il momento in cui si decidono la forma della tavola (quadrata, rettangolare, tonda) e la dimensione effettiva in centimetri che, se possibile, tiene conto dei formati standard in commercio (50x70cm, 70x100cm) in modo che le stampe siano poi facilmente inseribili in cornici reperibili a buon mercato.

Il disegno a matita

Stabilita la veduta inizia la vera e propria esecuzione del disegno a matita su carta bianca che è in pratica già quasi una stesura definitiva ed individua tutti gli elementi eccezion fatta per: 1-le ombreggiature; 2-i tratteggi la cui ripetitività e semplicità consente una esecuzione diretta a china, per la ridotta possibilità di sbagliare: in sostanza, i corsi delle murature in mattoni, i filari di coppi o tegole delle falde dei tetti, le chiome degli alberi, le superfici puntinate a prato; 3-i particolari di dettaglio (variabili a seconda della scala di rappresentazione) eseguibili solo con una punta a china supersottile e non a matita.

E' quindi una fase creativa ma molto faticosa perché bisogna avere ben chiara la completa strutturazione dell'edificio (disposizione dei locali, consistenza e gerarchia delle strutture portanti) e la conseguente restituzione grafica con tutte le complessità che ciò comporta.

Particolarmente impegnative sono la resa in prospettiva delle superfici a volta e ad arco (soprattutto se complesse e concatenate tra loro come le cupole di Guarini) e la scelta dei punti in cui le murature dell'edificio vengono idealmente tagliate per consentire la visione dell'interno: quest'ultima operazione è un compromesso tra i caratteri salienti dell'esterno e dell'interno cui si vuol dare risalto, che devono essere entrambe percepiti.

In questa fase si decide altresì la composizione generale della tavola: l'ubicazione di eventuali cartigli permette di solito di dare significato agli spazi altrimenti marginali del disegno (ad esempio i quattro angoli di una tavola quadrata) e consente di inserire, del medesimo edificio, particolari di dettaglio a maggior scala piuttosto che vedute a grande distanza, nonché testi e didascalie (sempre opera dell'Autore).

Il disegno a china

Eseguito interamente con rapidograph 0.1 (diametro in mm del pennino) alimentato a china nera, è la trasposizione del disegno a matita, ottenuta tracopiando per trasparenza sul foglio di carta lucido il sottostante foglio di carta bianca.

E' la fase terminale del disegno, di solito la più lunga perché consente solo minimi errori: le cancellature con l'asportazione di materiale tramite lametta sono fattibili ma se insistite si rischia la foratura del foglio e comunque la conseguente maggior rugosità superficiale è causa di sbavature ed irregolarità nello spessore del tratto quando si sovrascrive; sono quindi da evitare il più possibile.

E' pertanto richiesto il massimo della precisione (nel senso che la mano deve essere particolarmente ferma) e della concentrazione anche perché la sottigliezza del tratto, più fine rispetto alla matita, richiede un maggiore livello di definizione (un disegno tecnico a punta 0.1 mm per certi versi crea una aspettativa di dettaglio nell'osservatore) e quindi di piena comprensione, da parte di chi esegue, di ciò che si rappresenta.

Per esemplificare quest'ultimo concetto: se a livello di disegno a matita una serie di finestre può essere raffigurata con rettangoli tra loro simili aventi all'interno l'abbozzo delle croci dei serramenti (e la tecnica utilizzata può anche rendere ciò interessante nello sfumato apparire) a livello di disegno a china le stesse finestre dovranno essere tutte uguali, in esatta prospettiva, con il giusto numero di tratti a far comprendere l'esistenza di un telaio di legno arretrato rispetto al filo facciata (con spessori differenti tra telai fissi e mobili), dovranno avere un davanzale con uno sporto più o meno grande etc.

Lo stesso dicasi per gli spessori di una volta in muratura , per le dimensioni dell'orditura lignea di un tetto, di un modiglione di un balcone, di una grondaia.

La ricopiatura viene fatta in linea di massima a mano libera, eccezion fatta per alcuni tratti particolarmente lunghi tipo i bordi (per i quali è bene usare un rigone da 50 cm) e per quelle parti di disegno in cui per ottenere una resa adeguata è necessario il rigoroso rispetto del parallelismo (ed in tal caso basta un righello).

Tutti i disegni (anche la parte a matita) vengono eseguiti su un tavolo piano: sul piano inclinato si fa più difficoltà a tracciare alcuni movimenti con la mano e la linearità del tratto ne risente.

Questo vantaggio rispetto ad un tradizionale tecnigrafo viene controbilanciato dal fatto che per l'esecuzione delle parti più in alto del disegno si lavora praticamente sdraiati con la pancia sul tavolo, il che non è affatto comodo.

Lo stratagemma di girare il foglio con l'alto in basso non funziona: è infatti estremamente difficile disegnare le cose sotto/sopra (cioè per es. una persona con i piedi in alto).

Altro inconveniente del mestiere è la differente sensibilità dei due supporti (carta bianca e carta lucido) alle variazioni termiche ed igrometriche ragion per cui (dato che l'esecuzione del disegno può durare diversi mesi) bisogna in qualche modo far quadrare gli scostamenti, a volte anche di alcuni millimetri, tra la base a matita ed il disegno a china.

Tempi di esecuzione

Se si scorpora il tempo impiegato per la raccolta del materiale si stima approssimativamente che ogni opera abbia richiesto almeno un centinaio di ore effettive che distribuite nel reale scorrere del tempo e degli altri impegni di vita possono aver determinato un tempo complessivo variabile da alcune settimane ad addirittura più di un anno.

Stampa

Viene eseguita in tipografia. Un tempo erano diffuse le macchine in grado di lavorare "a contatto" cioè che creano una copia su pellicola (film) direttamente dall'originale a china.

Dalla copia su film si genera la matrice su microsupporto metallico (foglio sottilissimo in lega ultra leggera) che poi in pressa dà origine alle stampe.

Attualmente è invece necessario procedere ad una scansione ad alta definizione del disegno su carta lucido (un file può pesare anche 200MB) da cui poi si procederà alla stampa su film; il resto del processo è invariato.

Di solito è conveniente stampare almeno qualche centinaia di copie (per distribuire su ogni singola copia il costo dell'operazione descritta a monte): oltre un certo numero di copie di fatto è da calcolare solamente il costo della carta.